A- A A+
Circolare n. 57: Manifesto dei Sindaci della Regione Veneto

Selvazzano Dentro, 2 aprile 2014
C. 57

Egregio Signor
PIERO FASSINO
Presidente Anci

Gent.me Signore Sindache
Egregi Signori Sindaci
Soci del Veneto
Loro indirizzi

Oggetto: MANIFESTO DEI SINDACI DELLA REGIONE VENETO


Care Colleghe, Cari Colleghi,
negli ultimi tre anni la nostra Consulta Finanza Locale ed il nostro Direttivo si sono occupati dei temi della finanza locale.
Dopo vari incontri a livello Nazionale si è pervenuti unanimemente alla individuazione di alcuni punti essenziali per una risposta concreta ai nostri Comuni.
Il Documento poi è stato integrato da incontri con gruppi di Sindaci che hanno condiviso i contenuti.
Vi trasmetto in allegato il documento approvato all'unanimità chiedendoVi anzitutto di sostenerlo presso i Sottosegretari ed i Parlamentari Veneti ed informandoVi nel contempo che, nei prossimi giorni abbiamo promosso un incontro con gli stessi per verificare il loro appoggio alle nostre richieste.
A Te caro Presidente chiediamo un forte sostegno dell'Associazione anche presso la Presidenza del Consiglio Dei Ministri.
Resto in attesa di ricevere una Vs. assicurazione in merito e, con l'occasione, Vi rinnovo il saluto.

Il PRESIDENTE
Giorgio Dal Negro

ALL./ 1
DM/ml

ANCIVENETO
Via Cesarotti, 17 – 35030 – Selvazzano Dentro (PD)
Tel. 049 8979029 – 049 8979033 E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. PEC: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

MANIFESTO DEI SINDACI DELLA REGIONE VENETO

I Sindaci della regione Veneto riuniti nell'Anciveneto vogliono rappresentare al Governo centrale la situazione finanziaria dei Comuni Veneti e formulare alcune proposte concrete per superare l'ormai insostenibile sistema di finanza locale.
Da parte dei Sindaci emerge la necessità di procedere uniti, per il bene del territorio, senza divisioni politiche, puntando ad ottenere il risultato su alcuni obiettivi ritenuti essenziali.
E' quindi necessario stabilire degli obiettivi a breve da inserire fin da subito come emendamenti nel cosiddetto decreto legge "salva Roma" appena approvato dal governo e altri da inserire nei disegni di legge approvati dal governo in materia di finanza locale su obiettivi più articolati e complessi.
Tra quelli a breve da inserire come emendamenti in sede di conversione del decreto sopra citato rientrano:
1) Fondo perequativo comunale legge n. 42/2009 regionalizzato;
2) Esclusione dal patto di stabilità di tutte le spese di investimento inerenti la messa in sicurezza e l'adeguamento dell'edilizia scolastica;
Viene proposto il seguente percorso, al fine di allargare il fronte ed avere maggiori possibilità di successo nel momento in cui si dovrà interloquire con il Governo centrale, per raggiungere alcuni specifici e concreti obiettivi:
a) condividere le proposte anche con i rappresentanti dei partiti politici a livello provinciale al fine di non indebolire le richieste che in modo unanime sono avanzate dai Sindaci che sono direttamente e quotidianamente in contatto con i problemi delle comunità locali e del proprio territorio;
b) coinvolgere il Presidente della Giunta Regionale Veneto il quale, insieme all'Anciveneto, apra un negoziato con il Governo Centrale;
c) impegnare i sottosegretari ed parlamentari a proporre e sostenere gli emendamenti conseguenti e concordati tra il Presidente regionale e l'Anciveneto con il Governo centrale.

LE RAGIONI DELLE RICHIESTE
La premessa politica
I Sindaci della regione Veneto, in nome e per conto delle Comunità da essi rappresentate, denunciano la ripetuta violazione formale e sostanziale della Costituzione commessa dallo Stato, la cui azione legislativa – discostandosi dalla lettera e dallo spirito della carta fondamentale – ha progressivamente reso insostenibile la situazione economico-finanziaria degli Enti Locali, compromettendone la capacità di garantire i servizi minimi ai Cittadini e recando pregiudizio persino agli investimenti (in teoria irrinunciabili) per la sicurezza scolastica e viabilistica.
Negli ultimi anni, all'aumentare della pressione fiscale statale è corrisposta una diminuzione dei trasferimenti ai Comuni fino alla loro sostanziale cancellazione. Ai Comuni stessi è stata concessa una parziale capacità di compensazione delle entrate attraverso l'aumento delle aliquote dei tributi locali vecchi e nuovi. Cosicché il prelievo fiscale elevatissimo, anch'esso ormai insostenibile per imprese e famiglie, rimane tutto nelle mani dello Stato, mentre ai Comuni viene chiesto di diventare gabellieri, poiché le nuove imposte locali sono diventate aggiuntive e non sostitutive di quelle nazionali (e per di più lo Stato pretende di comparteciparvi). In altre parole si paga il doppio per avere la metà, con una logica vessatoria nei confronti proprio di quei territori che più contribuiscono, da sempre, al bene comune nazionale, mentre continua a consumare troppo chi non produce adeguatamente.
In tal modo, i Comuni virtuosi si trovano fra l'incudine dell'opinione pubblica, che giustamente pretende risposte alle istanze dei cittadini – fra i quali ormai troppi sono ridotti alla povertà – e il martello dello Stato, che di fatto ha commissariato i Sindaci e i Consigli comunali, mettendone sotto un occhiuto controllo burocratico e giudiziale l'azione amministrativa. Fatto che ha segnato una involuzione autoritaria e antidemocratica dell'azione di governo e parlamentare. Eppure i Comuni tutti, anche i meno lodevoli, concorrono all'indebitamento generale solo con un 2,5% sul totale. È lo Stato la causa principale del dissesto del sistema paese.
Per queste ragioni lo Stato va messo sotto accusa, facendo leva sull'art 114 della Costituzione, così come esso è stato riformato nel 2001, con l'unico gesto di cultura giuridica assennato compiuto durante la seconda Repubblica. Esso recita letteralmente che la Repubblica è formata da Comuni, Città Metropolitane, Province, Regioni e Stato. In altre parole, gli Enti locali sono equiordinati allo Stato e non sue emanazioni. Ebbene, da ciò consegue che l'unità della Repubblica riposa nel corretto equilibrio fra le sue componenti e non coincide con l'unità dello Stato. Proprio lo Stato rappresenta oggi la più alta minaccia all'unità della Repubblica e per questo la sua azione va sottoposta al giudizio della Corte Costituzionale, poiché è cosa certa che i dispositivi delle finanziarie degli ultimi decenni hanno compresso l'autonomia finanziaria riconosciuta dalla Costituzione ai Comuni agli artt. 3 (parità di trattamento dei Cittadini), 5 (esigenze dell'autonomia e del decentramento), 117 (determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali) e 119 (autonomia finanziaria e di spesa dei Comuni).
La compressione della capacità di spesa degli Enti locali, assieme all'ottuso cuneo fiscale praticato dallo Stato, è da considerarsi concausa della crisi perché la mancanza di investimenti strutturali nei territori concorre alla riduzione dell'economia degli stessi. È opportuno ricordare che la via italiana al capitalismo è quella che passa per i distretti territoriali, ove sussistono nella media e piccola impresa giacimenti di competenze pregiate. Solo i Comuni possono essere vicini a queste realtà e per questo i Comuni sono stati fra i motori principali dello sviluppo socio-economico dell'Italia, a differenza dello Stato e delle grandi imprese da esso assistite.
Gli elementi del contenzioso, sotto riportati, attengono: (a) il riconoscimento dell'autonomia finanziaria dei Comuni, con imposte che siano sostitutive e non integrative rispetto a quelle statali, (b) la regionalizzazione del fondo di solidarietà per mettere fine a meccaniche assistenziali dannose sia per chi cede sia per chi riceve, (c) eliminazione del patto di stabilità applicato ai Comuni per tutti gli investimenti legati alla sicurezza del Cittadino (in particolare scuole e strade) e applicazione dei morsi di tale patto alla spesa statale, come avviene negli altri paesi europei, (d) riconoscimento come base perequativa fra Comuni del criterio della spesa standard sia per il personale sia per i servizi (criterio a dire il vero comunque generoso nei confronti degli enti e dei territori in difficoltà), (e) disboscamento della normativa per la semplificazione e la trasparenza che in realtà ha complicato e reso indecifrabili le procedure.

I Sindaci della Regione Veneto, memori delle cause del naufragio di altre iniziative di protesta mosse dai Comuni e smontate dagli antagonismi parlamentari, esprimono la propria unitarietà sulle ragioni esposte nel presente documento e invitano le forze politiche a concorrere, in base alle proprie capacità, al perseguimento degli obbiettivi espressi dai primi interpreti delle esigenze delle Comunità di luogo.

Le motivazioni sul piano tecnico
1) Una diversa finanza locale
A) E' di fondamentale importanza che la finanza locale sia impostata sull'autonomia impositiva di entrate proprie stabili e certe nel tempo a partire dall'intero gettito dell'I.M.U nonché della TASI e dell'Addizionale comunale all'IRPEF ai Comuni, con relativa autonomia regolamentare, fermo restando che a livello nazionale venga fissato il solo tetto massimo dell'imposizione.
E' impossibile per i nostri Comuni continuare a mantenere una finanza locale ancora fortemente condizionata (in positivo o in negativo) dai trasferimenti statali come evidenziato dall'indagine dei bilanci dei Comuni, (e per lo più ancora costruita sulla spesa storica di cui ai famosi decreti Stammati del lontano fine 1979-80).
B) Fondo perequativo comunale legge n. 42/2009 regionalizzato.
Attualmente il dare e l'avere del singolo Comune rispetto al provvisorio Fondo di solidarietà comunale che dovrà essere sostituito dal Fondo perequativo comunale previsto nella Legge delega per l'attuazione del Federalismo Fiscale, è basato sulle vecchie regole (spesa storica) pesantemente penalizzante per i Comuni del Veneto.
L'ennesimo decreto salva Roma e altri Comuni ha suscitato rabbia e indignazione tra gli amministratori locali del Veneto per l'ulteriore condono a favore della mala gestione e a danno dei Comuni rispettosi delle leggi e dei vincoli di bilancio.
Questo metodo è una profonda ingiustizia ed è immorale perché consolida e incentiva lo spreco e la mala gestione finanziandoli a carico dei Comuni virtuosi.
Questo finisce per DERESPONSABILIZZARE completamente gli Amministratori nel corretto governo delle risorse pubbliche.
Si ottiene così che coloro i quali hanno una spesa inferiore alla media, Comuni del Veneto, sono penalizzati rispetto ai Comuni che hanno una spesa sopra media perché devono versare al fondo di solidarietà (in realtà fondo dell'assistenzialismo e dello spreco storico) quota parte delle proprie entrate.
Chiediamo, pertanto, fin da subito che il fondo perequativo normato nella Legge n. 42/2009 (Legge delega per l'attuazione del federalismo fiscale) venga regionalizzato e che venga subito concesso al Veneto, secondo una logica di geometria variabile (non si può sempre attendere che si parta quando tutti sono pronti, altrimenti non si partirà mai) di poter disporre di tale fondo e, quindi, di partire subito con l'applicazione dei fabbisogni standard e correlando la misura di tale fondo alla compartecipazione irpef così da tener conto delle capacità fiscali, in modo tale da poter anche fungere da best practices a livello nazionale.
Chiediamo quindi che il MEF e SOSE si mettano subito a disposizione dei Comuni Veneti per l'immediata istituzione del Fondo perequativo regionalizzato del Veneto e che SOSE fornisca tutto il necessario ausilio per l'implementazione, il monitoraggio, la verifica e l'adeguamento dei fabbisogni standard dei Comuni Veneti per l'attivazione del Fondo perequativo regionalizzato del Veneto, con immediata messa a disposizione dei dati fin qui elaborati e dei correlati risultati.
Chiediamo l'attivazione nell'ambito della Conferenza Permanente Regione Veneto Autonomie locali di un tavolo di regia per l'implementazione del Fondo perequativo regionalizzato del Veneto e per la fiscalizzazione anche dei trasferimenti regionali, così come previsto sempre nella Legge n.42/2009.
In subordine per i servizi dove non si sono ancora fatti i costi standard la distribuzione del fondo di solidarietà regionalizzato andrà fatta sulla base dei costi medi.
Inoltre chiediamo che lo Stato crei uno specifico fondo di solidarietà nazionale alimentato direttamente da risorse erariali derivanti dalla fiscalità generale, ad integrazione del fondo di solidarietà regionalizzato, per i Comuni che non hanno entrate proprie adeguate per garantire il livello essenziale dei servizi, fermo restando il rispetto dei costi standard.
2) Patto di stabilità
Premesso che chiedere l'esonero totale del patto di stabilità è impossibile anche per i vincoli posti da accordi europei, si propone quanto segue:
A) Esclusione dal Patto di stabilità di tutte le spese di investimento inerenti la messa in sicurezza e adeguamento dell'edilizia scolastica.
Il legislatore da una parte impone delle severe norme per rendere sicuri gli edifici pubblici, dall'altra impone altrettanti rigidi vincoli finanziari che non permettono di fare nemmeno gli investimenti più urgenti, in quanto il Comune a seguito del mancato rispetto del patto verrebbe pesantemente sanzionato.
Si chiede pertanto lo sblocco del patto di stabilità in primis per la messa in sicurezza degli edifici scolastici e comunque per gli interventi indispensabili per la messa in sicurezza di altre strutture ed infrastrutture del territorio per coloro che hanno già sistemato le scuole.
In particolare gli interventi di efficientamento energetico andrebbero incentivati, soprattutto se realizzati con risorse proprie degli enti, perché investire in efficienza energetica significa alla lunga spendere meno in termini di spese di gestione e quindi in termini di spesa corrente ed in definitiva significa ridurre in prospettiva il prelievo fiscale.
B) Graduazione dei vincoli del patto di stabilità sul fronte pagamenti per investimenti in proporzione al differenziale fra il livello di indebitamento di ciascun Comune rispetto a quello medio nazionale (attenzione può incidere e non poco la classe demografica, l'estensione territoriale, natura del territorio montano e il livello di infrastrutture).

C) Esclusione comunque totale dalle regole del patto di stabilità per gli investimenti realizzati con risorse proprie derivante dall'avanzo di amministrazione o con altre risorse comunque non derivanti da indebitamento.
3) Spesa corrente
Dall'analisi presentata emerge che i Comuni del Veneto a seguito delle normative finanziarie degli ultimi anni hanno:
a. ridotto la propria spesa corrente ben oltre le prescrizioni normative in materia di finanza pubblica che si sono succedute in questi ultimi anni di crisi economica;
b. subìto un drastico taglio dei trasferimenti da parte dello Stato pur avendo concorso all'abbassamento dell'indebitamento
c. il rapporto spesa del personale/abitanti è molto al di sotto della media nazionale.
L'intervento del legislatore con la riduzione lineare della spesa uguale per tutti, oltre ad essere profondamente ingiusta, sta mettendo a repentaglio i servizi essenziali nei Comuni del Veneto. E' deleterio e alquanto irrazionale il taglio lineare alle singole voci di spesa (personale, formazione, acquisto auto e loro manutenzioni, carburante, acquisto mobili ed arredi, ecc.).
Pertanto si chiede l'introduzione dei seguenti principi normativi:
A) Limiti alla spesa del personale
E' assurdo ed iniquo che i Comuni pesantemente sotto media nella spesa del personale abbiano gli stessi limiti alle assunzioni dei Comuni sopra media.
Si chiede il blocco totale delle assunzioni ai soli Comuni sopra media per fasce di abitanti nel rapporto dipendenti/abitanti e per gli altri Comuni la possibilità di nuove assunzioni fino al raggiungimento del suddetto parametro, bilancio permettendo.
B) Riduzione e contenimento della spesa corrente e in particolare di alcune specifiche spese
Fermo restando l'obiettivo complessivo del contenimento della spesa corrente si ritiene più corretto e rispettoso dell'autonomia finanziaria e amministrativa prevedere una razionalizzazione della spesa corrente nel suo insieme, lasciando al singolo Comune l'individuazione delle misure correttive.
Eventualmente per la salvaguardia degli equilibri di finanza pubblica potranno essere previste delle riduzioni di spese specifiche solo se superiori a medie nazionali o parametri in rapporto alla spesa corrente o al numero degli abitanti.
Questo perché i tagli lineari con percentuali uguali per tutti riferiti ad un determinato anno o periodo, penalizzano ancora una volta i Comuni virtuosi rispetto ai Comuni "spreconi".
C) Per maggiore trasparenza e al fine della compartecipazione agli sforzi di risanamento delle finanze pubbliche è necessario che i vincoli al patto di stabilità di parte corrente, come sono definiti per gli enti locali, vengano prefissati anche per le amministrazioni dello Stato e non lasciati alla libera decisione dei singoli ministeri.

4) Semplificazioni
I Comuni sono investiti da una serie di adempimenti complessi, imposti a teorici costo zero, che non riescono più a garantire. A fini esemplificativi ne citiamo alcuni:
1) AVCPASS
2) MePA
3) Centrali di committenza per i piccoli comuni
4) Trasparenza
5) Anticorruzione

C'è inoltre una duplicazione assurda di questionari da inviare ad Enti diversi e di controlli (esterni Corte dei Conti, esterni ANAC, esterni/interni Revisori, esterni/interni OdV, Unità di controllo interno, ecc.).
Pur sottolineando l'importanza delle problematiche sottostanti ai provvedimenti citati si contestano le modalità di attuazione in quanto è tutto impostato su adempimenti formali, replicati a più livelli istituzionali, senza incidere in modo efficace sul piano della risoluzione dei problemi.
In particolare si ritengono prioritari almeno due interventi:
A) AVCPASS non ritenerla obbligatoria perché, per come è impostata, si allungano i tempi medi della gara in un momento in cui sarebbe necessario semplificare le procedure per rilanciare gli investimenti.

B) MePA è uno strumento assolutamente sproporzionato e con autentici paradossi per i piccoli acquisti nel rapporto costi benefici. Inoltre è necessario tener conto anche del mercato locale e delle attività produttive e commerciali locali, almeno entro certi limiti. Si propone pertanto la seguente soluzione:

1) togliere l'obbligo del MePA per le spese minute (la soglia potrebbe essere 5.000,00 euro o altra da determinare);
2) fino ad euro 40.000,00, MePA solamente come luogo di riferimento prezzi (come per le convenzioni Consip): se uno trova a meno va dove gli conviene;
3) obbligo MePA con richiesta di offerta per spese superiori.

Attachments:
FileFile size
Download this file (917.pdf)Circolari n. 57497 kB

ANCI VENETO

Presidente: Mario Conte
Direttore: Carlo Rapicavoli
Piazzetta V. Bardella 2, Padova (PD)
(4° Piano, sede Provincia di Padova)

Tel. 0498979029
email: anciveneto@anciveneto.org 
pec: anciveneto@pec.it
CF: 80012110245
 

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Il Garante della Privacy ha recepito una direttiva europea che impone agli amministratori delle pagine web di mostrare ai visitatori un banner che li informa di quale sia lo politica dei cookie del sito che stanno consultando e di subordinare la sua accettazione al proseguimento della navigazione.

 

A tale proposito se  hai bisogno di ulteriori informazioni o se hai domande sulla politica della privacy di questo sito ti preghiamo di contattarci via email attraverso l'apposito form nella pagina dei contatti

 

In questa pagina sono descritte le modalità con cui le informazioni personali vengono ricevute e raccolte e come sono utilizzate da www.anciveneto.org

A questo scopo si usano i cookie vale a dire dei file testuali per agevolare la navigazione dell'utente.
 

COOKIE LAW

   1) Che cosa sono i cookie?

I cookie sono dei file di testo che i siti visitati inviano al browser dell'utente e che vengono memorizzati per poi essere ritrasmessi al sito alla visita successiva.
 

   2) A cosa servono i cookie? 

I cookie possono essere usati per monitorare le sessioni, per autenticare un utente in modo che possa accedere a un sito senza digitare ogni volta nome e password e per memorizzare le sue preferenze.

 

   3) Cosa sono i cookie tecnici?

I cookie cosiddetti tecnici servono per la navigazione e per facilitare l'accesso e la fruizione del sito da parte dell'utente. I cookie tecnici sono essenziali per esempio per accedere a Google o a Facebook senza doversi loggare a tutte le sessioni. Lo sono anche in operazioni molto delicate quali quelle della home banking o del pagamento tramite carta di credito o per mezzo di altri sistemi.
 

   4) I cookie Analytics sono cookie tecnici? 

In altri termini i cookie che vengono inseriti nel browser e ritrasmessi mediante Google Analytics o tramite il servizio Statistiche di Blogger o similari sono cookie tecnici?. Il Garante ha affermato che questi cookie possono essere ritenuti tecnici solo se "utilizzati a fini di ottimizzazione del sito direttamente dal titolare del sito stesso, che potrà raccogliere informazioni in forma aggregata sul numero degli utenti e su come questi visitano il sito. A queste condizioni, per i cookie analytics valgono le stesse regole, in tema di informativa e consenso, previste per i cookie tecnici." 
 

   5) Che cosa sono i cookie di profilazione?

Sono cookie utilizzati per tracciare la navigazione dell'utente per creare profili sui suoi gusti, sulle sue preferenze, sui suoi interessi e anche sulle sue ricerche. Vi sarà certamente capitato di vedere dei banner pubblicitari relativi a un prodotto che poco prima avete cercato su internet. La ragione sta proprio nella profilazione dei vostri interessi e i server indirizzati opportunamente dai cookie vi hanno mostrato gli annunci ritenuti più pertinenti.
 

   6) È necessario il consenso dell'utente per l'installazione dei cookie sul suo terminale?

Per l'installazione dei cookie tecnici non è richiesto alcun consenso mentre i cookie di profilazione possono essere installati nel terminale dell'utente solo dopo che quest'ultimo abbia dato il consenso e dopo essere stato informato in modo semplificato.
 

   7) In che modo gli webmaster possono richiedere il consenso?

Il Garante per la Privacy ha stabilito che  nel momento in cui l'utente accede a un sito web deve comparire un banner contenente una informativa breve, la richiesta del consenso e un link per l'informativa più estesa come quella visibile in questa pagina su che cosa siano i cookie di profilazione e sull'uso che ne viene fatto nel sito in oggetto.
 

   8) In che modo deve essere realizzato il banner?

Il banner deve essere concepito da nascondere una parte del contenuto della pagina e specificare che il sito utilizza cookie di profilazione anche di terze parti. Il banner deve poter essere eliminato solo con una azione attiva da parte dell'utente come potrebbe essere un click.
 

   9) Che indicazioni deve contenere il banner? 

Il banner deve contenere l'informativa breve, il link alla informativa estesa e il bottone per dare il consenso all'utilizzo dei cookie di profilazione.
 

   10) Come tenere documentazione del consenso all'uso dei cookie?

È consentito che venga usato un cookie tecnico che tenga conto del consenso dell'utente in modo che questi non abbia a dover nuovamente esprimere il consenso in una visita successiva al sito.
 

   11) Il consenso all'uso dei cookie si può avere solo con il banner?

No. Si possono usare altri sistemi purché il sistema individuato abbia gli stessi requisiti. L'uso del banner non è necessario per i siti che utilizzano solo cookie tecnici.

 

   12) Che cosa si deve inserire nella pagina informativa più estesa?

Si devono illustrare le caratteristiche dei cookie installati anche da terze parti. Si devono altresì indicare all'utente le modalità con cui navigare nel sito senza che vengano tracciate le sue preferenze con la possibilità di navigazione in incognito e con la cancellazione di singoli cookie.
 

   13) Chi è tenuto a informare il Garante che usa cookie di profilazione?

Il titolare del sito ha tale onere. Se nel suo sito utilizza solo cokie di profilazione di terze parti non occorre che informi il Garante ma è tenuto a indicare quali siano questi cookie di terze parti e a indicare i link alle informative in merito.
 

   14) Quando entrerà in vigore questa normativa?

Il Garante ha dato un anno di tempo per mettersi in regola e la scadenza è il 2 Giugno 2015.
 

COOKIE UTILIZZATI IN QUESTO SITO

File di log: Come molti altri siti web anche questo fa uso di file di log registra cioè la cronologia delle operazioni man mano che vengono eseguite. Le informazioni contenute all'interno dei file di registro includono indirizzi IP, tipo di browserInternet Service Provider (ISP)data, ora, pagina di ingresso e uscita e il numero di clic. Tutto questo per analizzare le tendenze, amministrare il sito, monitorare il movimento dell'utente dentro il sito e raccogliere dati demografici, indirizzi IP e altre informazioni. Tale dati non sono riconducibili in alcun modo all'identità dell'utente e sono cookie tecnici.
 

COOKIE DI TERZE PARTI PRESENTI NEL SITO 

.....

Amministrazione Trasparente

Vuoi ricevere anche tu la newsletter di ANCI VENETO Formazione?

Iscriviti

Non saranno inviate e-mail di spam, e potrai disdire in ogni momento.

Search