I Comuni del Veneto lanciano un grido d’allarme sulla rigenerazione urbana e la sostenibilità, due sfide fondamentali per il futuro dei territori e delle comunità. L’obiettivo è perciò quello di aprire il confronto e tutelare i piccoli Comuni. È questo il messaggio emerso conferenza stampa di giovedì 17 giugno, nella sede della Provincia di Padova, da parte di Anci Veneto. Nello specifico l'Associazione ha presentato una mozione, da approvare nei Consigli Comunali e da inviare al Parlamento e al Presidente della Repubblica, per intervenire sugli 8,3 miliardi stanziati per la rigenerazione urbana: cifra che ad oggi vede l’esclusione in Veneto di 503 Comuni su 563 e a livello nazionale di 7.206 su un totale di 7904. Il presidente di Anci Veneto, Mario Conte, esprime la sua preoccupazione: “E' inammissibile che la maggior parte delle amministrazioni sia esclusa da queste risorse. Si tratta del 90% dei Comuni a livello nazionale e del 70% di quelli veneti, in cui vive il 42% della popolazione italiana. La stessa azione di rigenerazione urbana avrebbe un impatto molto limitato. Per queste ragioni ci rivolgiamo al Presidente della Repubblica, che tanto ha a cuore i sindaci, ed al Parlamento, perché intervengano mettendo mano alla norma voluta dal Governo Conte Bis. Non è soltanto una questione di risorse, ma del futuro dei territori: si sventola la sfida della sostenibilità fondamentale per il Paese; ma, se poi si escludono i piccoli Comuni, si perde prima di iniziare. E per Anci Veneto non esistono enti di serie A o di serie B, solo le comunità”.
Alle spalle c'era la Legge 27 Dicembre 2019 n.160, nel Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020, con cui erano stati stanziati due fondi per agli Enti Locali. Lo scopo era di finanziare interventi relativi alla rigenerazione urbana. Il primo fondo faceva riferimento al "Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare", previsto dall'art.1, commi 437 e segg. della Legge ha una dotazione di 853,81 milioni di euro e riservato ad una platea ristretta di beneficiari: le Regioni, le Città Metropolitane, i Comuni Capoluoghi di Provincia, la Città di Aosta e i Comuni con più di 60mila abitanti. Il secondo, destinato a progetti di rigenerazione urbana contro la marginalizzazione e il degrado sociale, metteva a disposizione un budget 10 volte più grande: 8,5 miliardi di euro, per questo è stato rivolto dal legislatore ad una platea di beneficiari più vasta, tutti i 7904 Comuni italiani, nessuno escluso.
Successivamente, con il DPCM del 21 Gennaio 2021 del Governo Conte Bis, questa platea è stata ristretta e i Comuni inferiori ai 15mila abitanti sono stati esclusi dagli 8,5 miliardi. Un’azione che scavalca le precise indicazioni legislative del Parlamento per quanto riguardava il “Programma di Rigenerazione Urbana”. Questo si ripete con il Recovery Plan, in quanto il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) riporta, a pagina 216, l’esclusione dei Comuni con meno di 15mila abitanti dai fondi in questione. Un'ingiustizia per gli enti locali più piccoli che rischia di protrarsi fino a tutto il 2034 per ben 13 anni e al tempo stesso patire l’esclusione all’ accesso dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Da cui la richiesta di
Con la situazione normativa vigente questo è il quadro:
- 7.206 comuni a livello nazionale il 91% sono esclusi da detti fondi;
- 503 Comuni su 563, il 70% dei Comuni veneti sono esclusi dai fondi fino al 2034;
- il 42% della popolazione dei Comuni veneti non ha accesso ai benefici;
“Questa partita non riguarda solo i Comuni della nostra regione, ma quelli di tutta Italia. Su questo tema Anci Nazionale sta lavorando al fianco di Anci Veneto attraverso un dialogo costante e continuo con il Governo. Il nostro obiettivo è di porre un tema cercando delle soluzioni per tutelare i piccoli Comuni e siamo fiduciosi nella collaborazione tra istituzioni”.
