Vicina al 98% la percentuale dei Comuni che applicano almeno una politica familiare e quasi 650 i servizi attivi. Tra le maggiori criticità la carenza di personale, la mancanza di budget e la difficoltà a individuare il target di utenti
Treviso, 3 agosto 2023 – Un grande sforzo, da parte delle Amministrazioni comunali, sul fronte delle politiche di assistenza alle famiglie, una buona capacità di fare rete con altri soggetti e margini di miglioramento in alcuni ambiti, come i servizi rivolti alla casa. È il quadro che emerge dall’indagine “Il Welfare Locale. Stato di fatto, criticità e prospettive future in Veneto”, realizzata nella primavera 2023 dall’Osservatorio Natalità e Famiglia in Veneto per avere una fotografia più chiara dello stato dell’arte delle politiche di welfare e di assistenza alla natalità e alla famiglia nei Comuni del Veneto. L’Osservatorio Natalità e Famiglia è un progetto del Centro della Famiglia di Treviso, nato a febbraio scorso con l’obiettivo di studiare i processi degli sviluppi demografici del territorio regionale, per suggerire ai decisori politici pratiche e strategie utili a favorire l’adozione e lo sviluppo di vere politiche per le famiglie, capaci anche di invertire il trend della denatalità.
L’indagine è partita dall’individuare, attraverso un campionamento stratigrafico, rappresentativo della distribuzione dei Comuni nel territorio regionale, 120 Comuni del Veneto ai quali è stato sottoposto un questionario. Di questi hanno risposto 78 Comuni, pari al 65% del campione, tra cui tutti i Comuni capoluogo di provincia. Il 97,4% dei Comuni ha dichiarato di applicare politiche familiari attraverso l’erogazione di almeno un servizio specifico ai cittadini. Entrando più nel dettaglio della tipologia di servizio offerto, l’81,6% dei Comuni applica sia politiche dirette che indirette, l’11,8% solo politiche indirette e il 6,6% solo dirette. Tra le politiche indirette spiccano gli interventi in ambito di società civile (il 79,5%) e quelli relativi a servizi e tariffe (il 67,9%), mentre solo un numero esiguo di Amministrazioni (il 5,1%) prevede interventi per la casa, come incentivi su mutui o interventi urbanistici per giovani, coppie e famiglie in crescita.
L’indagine ha rilevato un totale di 630 servizi attualmente attivi tra i Comuni intervistati, di cui più della metà riguardano sei tematiche principali. La prima tipologia riguarda la promozione di reti familiari formali e informali (57,7%), la seconda dedica l’attenzione ai momenti importanti della vita, come la nascita, i 18 anni, la morte (55,1%), mentre la terza, il supporto ai genitori con incontri formativi sull’educazione (53,8%), è un’altra tipologia importante dei servizi attivati dai Comuni, così come la sensibilizzazione delle famiglie agli istituti dell’Affido e dell’Adozione (50%). Il 48,7% dei Comuni ha invece attivato politiche di incentivazione di tariffe agevolate di energia elettrica e di gas e, con la stessa percentuale, corsi di orientamento per giovani e adulti su svariate tematiche.
I servizi erogati sono rivolti principalmente a tutte le fasce d’età (49,4%), il 24,2% ai giovani e il 25% circa riguarda le persone adulte, mentre solo l’1,3% è dedicato alle persone anziane, che sono solitamente seguite dai Comuni in convenzione con le Ulss o le Rsa. Lo studio ha poi messo in luce come non vi sia alcuna preferenza di genere nell’erogazione dei servizi e pochi risultano i Comuni che distinguono i servizi in base alla cittadinanza degli utenti.
Per quanto riguarda la capacità di fare rete, nella realizzazione dei progetti la maggior parte dei Comuni ha coinvolto in primo luogo i Servizi Sociali (51,7%), seguiti dalle associazioni del Terzo Settore (29,6%) e dalle Ulss territoriali (circa il 25%). Altri soggetti coinvolti sono poi le scuole (16,5%), le imprese e le cooperative (13,4%), altri Comuni, la stessa Regione Veneto (10,8%) e le istituzioni religiose. Solo il 5,5% dei Comuni non ha collaborato con altri enti.
Se, da un lato, ben un terzo del campione (33,7%) non ha incontrato particolari problemi nella gestione dei progetti, dall’altro l’indagine ha fatto emergere alcune importanti criticità riscontrate dai Comuni. Le principali riguardano la carenza di personale che possa seguire i servizi erogati (15,9%), la mancanza di budget (15,2%), la difficoltà a individuare i target a cui applicare questi servizi (10,1%) e a gestire le emergenze (8,6%). Tra le altre criticità riscontrate, con percentuali di poco inferiori al 5%, si segnalano poi la difficoltà a verificare i requisiti di accesso ai servizi, la burocrazia onerosa, il poco personale preparato e la scarsa continuità di frequenza ai servizi stessi.
Lo studio ha poi cercato di comprendere le motivazioni per le quali alcuni Comuni attualmente non applicano alcune politiche familiari attraverso l’erogazione di servizi specifici ai propri cittadini. Le cause principali ricalcano le criticità: la carenza di personale a cui affidare i progetti, la scarsa richiesta dei servizi stessi e le difficoltà di budget, ossia le stesse principali criticità evidenziate dalle Amministrazioni che invece erogano già i servizi in oggetto. Comunque, il 22,4% dei Comuni intervistati dichiara di pensare ad attivare alcuni servizi in un futuro prossimo. Infine, per le stesse motivazioni, è difficile attuare delle procedure di monitoraggio della soddisfazione degli utenti, eseguite dal 33,4% delle Amministrazioni Comunali.
“78 comuni che rispondono ad un questionario così complesso sono un patrimonio che sottolinea non solo una profonda sensibilità a questo tema emergente e una grande apertura a lasciarsi misurare per poi favorire azioni di benchmark e di alleanze territoriali, ma anche una forte disponibilità a collaborare con realtà qualificate del Terzo Settore – evidenzia don Francesco Pesce, Direttore Fondazione Centro della Famiglia di Treviso –. La difficoltà da parte di alcune Amministrazioni ad individuare la persona deputata alla compilazione del questionario è conferma che le politiche per la famiglia non costituiscono un settore, ma una dimensione che incrocia tutti gli ambiti di impegno di un Comune, dalle politiche per la casa all’urbanistica, dal commercio allo sport e così via. Come in altre circostanze, il Centro della Famiglia, anche tramite il suo Osservatorio, è disponibile a collaborare con le Amministrazioni Comunali per finalizzare al meglio le risorse umane ed economiche a disposizione per offrire servizi sempre più adeguati alle famiglie.”
“Partiamo da un dato: il 98% dei Comuni Veneti eroga servizi per le famiglie. Il tutto nonostante la carenza di personale e di fondi – le parole di Mario Conte, presidente di ANCI Veneto – e questo dimostra una grande sensibilità nei confronti delle famiglie. Certo, spesso i sindaci si trovano nella condizione di dover risolvere emergenze oggi per domani, quindi sicuramente si può fare di più e meglio, ma la realtà dei fatti è che tante sono le iniziative dirette e indirette che si mettono in campo. Ringrazio l’Osservatorio e i partner per il grande lavoro svolto che è da stimolo per capire dove operare e andremo a contrattare col Governo più fondi strutturali in questo ambito per i Comuni, dai quali ci si aspetta sempre tutto”.
Filippo Pagano, Direttore di INPS Veneto, sottolinea come sia necessario prevedere una grande alleanza che coinvolga oltre alle amministrazioni locali anche il mondo produttivo oggi attanagliato dal problema del ridotto numero degli occupabili e dalla necessità di favorire un maggiore engagement dei lavoratori alle imprese. “Nell’ambito del welfare aziendale rilevo che le misure previste dalle imprese, a beneficio dei lavoratori, sono favorite da una riduzione significativa del prelievo contributivo e quindi da una riduzione del costo del lavoro. Il welfare aziendale permette la fruizione di servizi che si affiancano alle misure pubbliche, integrandole. Sono scelte strategiche, che possono incidere in maniera significativa nel fornire alle famiglie utili strumenti, laddove si voglia contrastare e superare l’attuale inverno demografico. La riduzione del prelievo contributivo (che nell’immediato incide negativamente – seppur parzialmente – sui conti previdenziali), può essere volano per consentire quel necessario riequilibrio numerico tra lavoratori attivi e pensionati, anche attraverso un incremento della natalità nei prossimi anni.”
“In Veneto, come del resto in quasi tutta Italia, l’emorragia di nuovi nati non sembra fermarsi. Anche nei primi 5 mesi i nuovi nati continuano a calare arrivando ad appena 12.010 contro i 12.280 dello scorso anno e i 16.775 di 10 anni fa – commenta Adriano Bordignon, Presidente Forum delle Associazioni Familiari del Veneto –. Siamo in caduta libera ed è necessaria una grande alleanza che sia in grado di creare un ecosistema che permette alle famiglie di sperare, progettare, mettere al mondo ed educare i figli. Questa indagine ci dice che i comuni ci stanno provando ma che necessitano di linee guida, risorse per il monitoraggio, il coordinamento e la verifica. Ma anche di buone prassi da mettere in campo facendo azione di sistema, tramite gli Ambiti Territoriali Sociali, con Regione, imprese e sindacati, terzo settore e scuola e università. L’impegno per la natalità va implementato da subito, perché se il premier giapponese Fumio Kishida ha recentemente affermato che il Giappone è ‘sull’orlo della disfunzione sociale’, l’Italia lo segue da vicino”.
“I risultati dell’indagine sono confortanti – conclude Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Leone Moressa –. Malgrado le poche risorse a disposizione, infatti, quasi tutti i Comuni riescono ad applicare delle politiche familiari. Probabilmente riuscirebbero ad essere più incisivi con budget e personale maggiore.”
Maggiori info: www.osservatorionf.org