La fusione obbligatoria tra i Comuni sotto i 5000 abitanti non è la strada per favorire l’associazionismo. Anci Veneto si schiera pertanto in difesa dei Piccoli Comuni, contro la proposta di legge Lodolini presentata nei mesi scorsi da 20 deputati del Pd (pdl 3420/2015).

 

«La prospettiva di fondere i piccoli Comuni è da raggiungere sulla base di una convinta azione degli enti locali coinvolti, una volta sentiti i cittadini. Va inoltre favorita, non imposta, nel processo governativo di riordino del sistema delle autonomie locali» commenta Giada Scuccato, presidente della consulta Comuni di minore dimensione demografica di Anci Veneto, nonché sindaca di Pozzoleone.

 

«Le municipalità con meno di 5mila abitanti non possono più sostenere la politica di smantellamento che da tempo stanno subendo. Quello che il Governo centrale sta attuando è una lenta ma progressiva soppressione dei servizi essenziali dei territori, attraverso un insieme di politiche silenziose. Non si tratta solo di tagli ai trasferimenti, ma anche di un sistema di associazionismo obbligatorio che da troppo tempo non dà i risultati sperati. Dalla Conferenza nazionale di Cagliari dello scorso luglio è nato perciò un Manifesto di proposte diventato, per tutta l’Anci, una base di confronto con il Governo e che ha sortito diversi effetti concreti: tra i più importanti, il rinvio al 31 dicembre 2016 del termine per le gestioni associate contenuto nel Milleproroghe. Al tavolo della consulta Nazionale Piccoli Comuni di Anci, della quale faccio parte, si sta già lavorando ad un progetto volto a superare l’obbligatorietà della gestione associata delle 10 funzioni fondamentali e per ragionare sulle nostre proposte, il tutto basato sulle scelte dei sindaci e dei cittadini. L’avvio di questo percorso condiviso non può e non deve essere inficiato da un’iniziativa come quella di venti parlamentari del Pd, che non è mai passata per i tavoli ufficiali di Anci e che dimostra di non conoscere nel concreto le realtà delle piccole amministrazioni locali».

 

E poi precisa: «Si badi bene, non siamo contro qualsiasi tipo di collaborazione o fusione tra Comuni. Anci Veneto sostiene le funzioni associate fatte al fine di efficientare i piccoli comuni in termini di economicità e di miglioramento del servizio, nonché i progetti di fusione che nascono dal basso, attraverso cioè un percorso spinto dagli amministratori e condiviso dai cittadini. Il processo di associazionismo avanzato da Anci è accanto ai Comuni, a prescindere dalle loro dimensioni, per tutelarne la centralità e il protagonismo».

 

Per questo è stato chiesto un incontro con il presidente della Regione Luca Zaia, per avere un confronto circa il tema che coinvolge 309 comuni veneti.