Il 12 ottobre l'’Anci Veneto ha presentato le proposte per sbloccarli. Per la presidente Maria Rosa Pavanello si tratta di “uno strumento utile ed utilizzabile per premiare i Comuni virtuosi e dare ai sindaci la possibilità di fare investimenti".
Un miliardo di euro che potrebbe generare un aumento del Pil dello 0,7 per cento. Lo sostiene uno studio di Anci Veneto sugli avanzi di amministrazione nei bilanci dei Comuni veneti, presentato il 12 ottobre in Fiera a Vicenza in occasione dell'assemblea nazionale dell'Anci L'assunto di base della ricerca è che questo miliardo potrebbeportare maggiori entrate per la Pubblica Amministrazione per circa 358 milioni di euro.
Lo hanno spiegato bene gli interventi nel corso della presentazione. In primis quello di Mauro Bellesia, responsabile del servizio finanziario del Comune di Vicenza e consulente Anci Veneto, oltre che coordinatore della ricerca.
"Vogliamo focalizzare l'attenzione sugli avanzi di amministrazione nei Comuni del Veneto -ha detto Bellesia-. Sono somme rilevanti che risultano perlopiù da gestioni oculate dei bilanci e, proprio per questo motivo, non si può penalizzare il loro utilizzo in nuovi investimenti. Invece il meccanismo attuale tende a dare maggiori spazi di investimento ai comuni più indebitati ed a quelli con un minori indice di riscossione delle proprie entrate tributarie e patrimoniali. E' chiaro che c’è qualcosa da cambiare nelle regole. Abbiamo formalizzato anche alcune proposte tecniche in tal senso, stando attenti a non creare aggravi sui conti nazionali di finanza pubblica. In ultima analisi, lo studio dimostra che si possono liberalizzare gli avanzi di amministrazione dei Comuni, poiché i vantaggi sono superiori ai costi”.
"In Veneto molte municipalità -ha aggiunto la presidente di Anci Veneto Maria Rosa Pavanello- hanno già estinto i prestiti e così, pur essendo fra quelli meno indebitati e con meno personale di tutta Italia, si ritrovano a poter effettuare solo la spesa corrente. Sembra quasi un paradosso, ma i paletti e le norme della finanza pubblica penalizzano gli enti virtuosi. Con le nostre proposte, invece, vogliamo creare un meccanismo in grado di mettere in moto gli investimenti e premiare chi ha i conti in ordine". E lo studio che le contiene, elaborato assieme a Unioncamere e Ca' Foscari, ha delle fondamenta solide dal punto di vista metodologico. È un lavoro iniziato nel 2015 con l'obiettivo di monitorare i tesoretti presenti nelle casse dei Comuni e individuare il percorso per liberalizzare queste risorse.
"Il superamento del patto di stabilità - conclude Pavanello - sicuramente ha aiutato i sindaci, ma serve un ulteriore passo in avanti che permetta ai Comuni di fare investimenti, in particolare a quelli che sono sotto la quota di indebitamento. L'Anci nazionale ha fatto in questi anni un grande lavoro in questa direzione facendo in modo che le municipalità liberassero risorse per dagli avanzi. L'Associazione dei comuni veneti intendeproseguire lungo questa strada. E discutere dei propri suggerimenti non solo ai tavoli della stessa 'Anci nazionale, ma anche a quelli del Governo. L'obiettivo finale è di creare un vero e proprio modello da testare in Veneto".
A cui hanno fatto seguito quelli di Serafino Pitingaro, responsabile area studi e ricerche di Unioncamere Veneto, nonché quelli di Dino Rizzi e Michelle Zanette, docenti di Scienza delle finanze dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Di seguito le proposte elaborate:
- utilizzare l'overshooting strutturale;
- posticipare i termini per le richieste delle singole municipalità per gli scambi di "spazi finanziari" a ottobre o novembre (intese regionali e patti nazionali);
- permettere scambi alla pari di spazi finanziari;
- semplificare le regole per i piccoli Comuni, fermo restando i vincoli di saldo nazionali e regionali;
- attivazione di un tavolo di confronto tra operatori e Governo.