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Badanti in Veneto: i Comuni presentano l'indagine
“BADANTI IN VENETO” Emersione e governo del fenomeno. Sintesi del rapporto di ricerca febbraio 2003 a cura di A. Fabris Negli ultimi anni, in Italia, sta emergendo un fenomeno nuovo che trova in Veneto molta diffusione e un particolare radicamento. Si tratta del cosiddetto “badantato”, vale a dire della prestazione di servizi di assistenza domiciliare ad anziani, autosufficienti e non, oppure a disabili, da parte di donne straniere -“badanti”- provenienti soprattutto dai Paesi dell’Est Europeo. La legge Bossi-Fini sull'immigrazione entrata in vigore lo scorso 10 settembre e soprattutto la sanatoria per colf e badanti prevista dalla stessa, hanno permesso di dare rilievo al fenomeno che prima di allora si caratterizzava essenzialmente per irregolarità e sommersione. L’analisi contenuta in questo rapporto nasce da un’indagine sul territorio condotta dall’Anciveneto in collaborazione con Tolomeo studi e ricerche, che ha cercato di analizzare e quantificare il fenomeno delle badanti nel nostro paese sulla base di diverse operazioni come: - la rassegna della normativa nazionale e regionale sull’assistenza agli anziani e sull’immigrazione; - la somministrazione, tra la fine di luglio e la prima settimana di agosto 2002, di un questionario telefonico ad un campione pari a 417 assistenti sociali del territorio veneto; - la somministrazione ai coordinatori dei distretti delle Ulss venete di una scheda di rilevazione finalizzata a ottenere un quadro evolutivo della domanda dei servizi di assistenza residenziale, realizzata nel mese di novembre 2002; - la realizzazione di 12 interviste individuali e di 2 colloqui di gruppo (uno con 7 e uno con 3 badanti), per un totale di 22 “badanti” intervistate. Il Veneto è, nell’area del Nordest, la regione che conta (al 2000) il maggior numero di immigrati, anche se l’incidenza percentuale di questi sul totale della popolazione rimane inferiore a quella riscontrata nell’Emilia Romagna. Nel periodo dal 1994 al 2000 questa regione, infatti, si è posta al primo posto per l’incremento dei permessi di soggiorno, mentre dal 1994 al 1999 ha detenuto anche il record per l’incremento di stranieri residenti. Il quadro che si prospetta è di un’immigrazione ancora giovane, attirata dalle prospettive occupazionali, che adesso comincia a stabilizzarsi, in parte attraverso i ricongiungimenti familiari. Ad ogni modo l’offerta di lavoro continua ad essere alta, richiamando nuovi arrivi. E’ da sottolineare come le donne rappresentino una percentuale via via crescente negli anni anche se con incidenze diverse da provincia a provincia: la quota relativa di immigrazione femminile è più elevata nel bellunese e nel veneziano, ma anche Verona e Rovigo si pongono oltre la media calcolata per l'intera regione. Aldilà di una quota consistente legata ai ricongiungimenti familiari, la nuova e più significativa presenza delle donne nelle nuove migrazioni internazionali appare imputabile anche e soprattutto alla diversa partecipazione della componente femminile al mercato del lavoro e, nei paesi del mediterraneo, appare riflettere anche la natura della domanda di lavoro, espressione a sua volta della struttura economica e del sistema del welfare dei paesi localizzati in quest’area. Questa caratteristica della “nuova migrazione femminile” è imputabile anche ai mutamenti che negli ultimi anni stanno investendo la “famiglia” italiana. Il ruolo di cura, da sempre affidato alle donne - e quindi mantenuto all’interno della famiglia o delle reti informali - non riesce più ad essere assolto in misura adeguata, a causa del crescente carico di funzioni e compiti che le donne si trovano a svolgere, ma anche della frammentazione dei nuclei familiari, che riduce l’ampiezza delle reti parentali sulle quali è possibile fare affidamento. L’altra faccia della medaglia è il progressivo aumento della popolazione anziana (la popolazione con più di 64 anni quasi raddoppierà il suo peso sul totale della popolazione nei prossimi 30 anni, passando tra il 2000 e il 2030 da poco meno del 18% a quasi il 33% sul totale). Aumenta la qualità della vita degli anziani ma anche il ventaglio di bisogni legati alla stessa; bisogni che se dipendenti dalla mancata autosufficienza, sono strettamente connessi alla possibilità di ricevere un aiuto a casa propria. Se uniamo le difficoltà dell’attuale sistema di welfare a far fronte ai bisogni della terza età alla aumentata disponibilità di lavoratrici straniere disposte ad offrire un servizio domiciliare, si trova il perché della crescita del numero di “badanti” straniere.Tab. 1 Il fenomeno, appare riguardare prevalentemente donne con un’età compresa tra i 30 ed i 45 anni circa; l’area di maggior provenienza delle assistenti straniere è quella dei Paesi dell’Est Europeo, seguita da quella dell’ex Jugoslavia e quindi dal Sud America. Tabella 1. Profilo sintetico delle badanti in Veneto. · Età* 30 – 40 anni (61% delle risposte) · Genere 99% femmine 1% maschi · Stato civile 92% Coniugate con figli 8% non coniugate · Area geografica di provenienza* Est Europa (81% delle risposte) · Paese di provenienza* Ucraina (22% delle risposte)Romania (19% delle risposte)Russia europea e Bielorussia (14% delle risposte) · Titolo di studio 28% basso61% medio11% alto · Conoscenza della lingua italiana al momento dell’arrivo* Scarsa (71% delle risposte) · Posizione (regolare / irregolare) 27% regolari73% irregolari * In relazione a questa variabile è stata rilevata non la distribuzione percentuale nelle modalità, ma la modalità ritenuta prevalente. Pertanto questi dati non si riferiscono al valore medio, ma a quello modale. In Veneto sono circa 363.600 le persone con più di 74 anni. Secondo le stime Istat sulla percentuale di invalidità tra gli anziani, in Veneto sono circa 93.000 quelli che soffrono di qualche forma di invalidità. I dati sulla popolazione anziana che usufruisce di forme di assistenza mostrano che gli anziani ospedalizzati in strutture residenziali sono circa 30.000 (di cui 20.000 circa con contributo regionale), e gli utenti di assistenza domiciliare integrata 21.000. Questa ricerca ha quantificato, inoltre, il numero di anziani assistiti da badanti intorno alle 21.000 persone. Dai dati rilevati appaiono calare – in alcuni casi anche nettamente - le liste d’attesa in case di riposo (in buona parte tale calo è imputato alla presenza crescente di assistenti straniere sul territorio). L’assistenza prestata dalle badanti pare porsi come scelta alternativa alla casa di riposo e - nella migliore delle ipotesi - complementare ai servizi domiciliari. La relazione – e la stessa conoscenza dei casi – che i servizi pubblici intrattengono con le famiglie che usufruiscono del servizio della badante varia da comune a comune; allo stato attuale la legge non facilita l’interrelazione, anzi la penalizza, da ambo le parti (fino ad ora). Questioni economiche e legali fanno sì che la scelta di utilizzare una badante straniera, con tutte le limitazioni e, inizialmente le preoccupazioni e gli svantaggi che questa scelta comporta, si ponga spesso come alternativa che esclude il ricorso, anche sporadico, a servizi istituzionalmente garantiti: le famiglie a volte hanno paura di rivelare la loro posizione illegale all’istituzione, oppure non possono permettersi di spendere per due servizi; gli operatori del servizio degli enti locali si trovano spesso a disagio in una logica che oggettivamente li costringe tra burocrazia, ovvero rispetto delle regole del servizio pubblico e ‘vocazione’ alla cura. Dall’analisi emerge la necessità sia di famiglie sia delle assistenti straniere di appoggiarsi e confrontarsi con un soggetto esterno che abbia un ruolo di mediatore: favorendo una definizione condivisa di alcuni standard minimi del rapporto lavorativo (orari, spazi di autonomia per la badante nell’abitazione, tempi per sé e per la famiglia d’origine). Il lavoro di cura a pagamento non rappresenta l’estensione delle reti parentali, ma costituisce un supporto a queste. Direttamente alle istituzioni le famiglie chiedono: - l’approvazione di misure di sgravio economico sulle spese dovute alla regolarizzazione; - di approntare servizi gratuiti di assistenza per le pratiche burocratiche ai fini della regolarizzazione dell’assistente; - di essere messi a conoscenza in maniera continua e completa di eventuali finanziamenti esistenti destinati a nuclei familiari alle prese con i problemi da loro stessi affrontati; - di impegnarsi maggiormente a sollecitare e a guidare l’ottenimento e il conseguente mantenimento di eventuali misure statali da essi ricevute; - di non essere abbandonati a se stessi, anche in occasioni di non provata gravità, di fronte al momento: anche la presenza fisica di operatori sociali permette loro di non sentirsi esclusi dalla società civile. Il contratto di regolarizzazione delle assistenti straniere ha lasciato scoperta la soluzione di alcuni problemi operativi che esso stesso fa nascere, su tutti, l’assistenza all’anziano nel periodo di ferie della collaboratrice. Rispetto a questo punto le famiglie si aspettano una risposta da parte delle istituzioni che argini il problema sorto con l’istanza di regolarizzazione. Servizi importanti riguardano infine la gestione degli adempimenti fiscali (dalla consulenza alla denuncia dei redditi ai versamenti Inps, ecc.) sia per le famiglie che, soprattutto, per le badanti, servizio che potrebbe essere affidato ai Caaf , molti dei quali si stanno già interessando.

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