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Ombre e luci della LEGGE URBANISTICA REGIONALE
Amministratori Veneti riuniti a Noventa Vicentina per le prime valutazioni Ancora molti gli imbarazzi nell’applicazione della legge. Per i Comuni Veneti situazione ‘congelata’ in attesa degli atti di indirizzo. Mengotto: “Una legge che richiede tempo per il rodaggio. I Comuni devono lavorare per la concertazione”. Fabris (Regione Veneto): “Risultato storico. 250 Comuni Veneti stanno definendo un PAT (Piano di Assetto del Territorio) e di questi 150 sono coinvolti in Piani Intercomunali, cosa mai successa” Ben 200 amministratori provenienti da tutto il Veneto si sono riuniti stamane nella Sala Paradiso del Comune di Noventa Vicentina, per discutere della legge urbanistica regionale. L’incontro di Noventa ha offerto l’occasione per una prima valutazione applicativa della legge dopo la sua approvazione, lo scorso anno. Si cono confrontati quindi tecnici ed amministratori locali sui diversi aspetti della normativa. Il quadro che ne emerge è quello di una legge moto innovativa, carica di potenzialità per lo sviluppo del territorio ma il cui iter, ancora incompleto, pone ancora molti dubbi alle amministrazioni, strette fra vecchia e nuova legislazione ed a confronto con vuoti normativi e indecisioni interpretative che dovranno essere risolte principalmente dalla definizione degli atti d’indirizzo da parte della Regione Veneto. Ad introdurre il dibattito il presidente di Anciveneto, Vanni Mengotto (sindaco di Este – Padova): “L’incontro di oggi –ha detto Mengotto- è una prima occasione di confronto importantissima, soprattutto utile sotto il profilo tecnico, vista la presenza di funzionari e dirigenti regionali che hanno partecipato alla laboriosa elaborazione di questa legge. Sappiamo che questa legge richiederà del tempo per il rodaggio complessivo. I Comuni dovranno attuare modalità applicative efficaci utilizzando a pieno gli aspetti innovativi che essa introduce. Importante è l’aspetto della concertazione che la legge contempla e che spinge i Comuni a programmare politiche territoriali pianificatorie d’area, senza seguire necessariamente i confini amministrativi”. Claudio Tessari, presidente della Consulta Ambiente e Territorio di Anci Veneto ha sottolineato l’importanza del concetto di sostenibilità e modo nuovo di gestire il territorio con il confronto di tutti i soggetti, vale a dire la concertazione. Cesare Pillon, presidente di Anci Sa Srl, ha ricordato il ruolo di servizio della società di cui è stato recetemente confermato presidente: “Anci Sa –ha detto- è un braccio operativo di Anciveneto, una società che dà servizi per gli enti comunali del Veneto e del Friuli. Il nostro obiettivo è rafforzare i soci e la capacità di rappresentanza degli stessi. Per questo ci occupiamo delle esigenze dei vari enti locali, entrando nel merito specifico diq eustioni fondamentali. Proprio la Legge Urbanistica è un tema centrale perché conosciamo le preoccupazioni degli amministratori nell’applicare la legge”. L’incontro è poi entrato nel merito della legge. A coordinare il professor VITTORIO DOMENICHELLI, ordinario di diritto amministrativo nell’Università di Padova che ha introdotto il dibattito parlando delle norme per il governo del territorio indicate dalla nuova legge focalizzando subito i pregi ed i difetti della legge. “Si tratta di un’ottima legge –ha detto- apprezzata per le rilevanti novità che apporta. Ha sostanzialmente due grandi pregi. Innanzitutto una certa sobrietà, perché non carica la pianificazione territoriale di passaggi burocratici e micro-normativismo, che poi potrà essere oggetto della pianificazione provinciale e comunale. Indica le norme di carattere generale. E’ adeguata poi al tessuto Veneto, che è un unicum, fatto di città, campagne e ville straordinarie e di una grande ricchezza produttiva che però ha stentato a contemperarsi con il paesaggio. Ebbene, la legge offre gli strumenti per il recupero del territorio. Nella stesura si è dimostrato un grande coraggio perché offre strumenti come la compensazione dei crediti e gli accordi, che se usati con coraggio possono essere il volano di un recupero del territorio. Vi sono però delle ombre. Alcune degli strumenti sono tratteggiati in modo troppo blando. Per esempio la pianificazione attuativa, che in realtà è diventata indifferenziata. Vi è poi una certa complessità dei livelli di pianificazione (Regione, Province e Comuni). PAT e PATI sono calati sulla testa dei Comuni che avevano già un livello di pianificazione matura. L’urbanistica non è più l’urbanistica della regolazione, si affida sostanzialmente al ruolo attivo delle amministrazioni e dei privati che diventano soggetti collaboratori. Edilizia e Urbanistica diventano fattori dinamici della trasformazione del territorio”. La parola è poi passata all’architetto FABRIS, dirigente regionale all’Urbanistica e ai Beni Ambientali della Regione Veneto che ha avuto un ruolo fondamentale nella stesura della legge: “Senza dubbio vi sono delle difficoltà di recepimento di questa legge che può definirsi ‘in progress’. Le amministrazioni devono recepire le modalità di formazione della concertazione e la Regione deve terminare l’approvazione degli atti di indirizzo (siamo a quota 8 su 21). Vi è però un dato estremamente significativo. Circa 250 Comuni del Veneto stanno definendo i loro Piani Attuativi. Di questi 186 hanno sottoscritto un accordo di pianificazione con la Regione Veneto. Sablordisce però il dato sui Piani Attuativi di carattere intercomunale (PATI). Ad oggi nel Veneto se ne stanno definendo circa 60, che coinvolgono 150 Comuni. Singifica che 150 Comuni, quasi un terzo, recependo in Pieno il significato della Legge Urbanistica, stanno pianificando assieme il territorio, cosa mai successa in precedenza. Il fenomeno è generalizzato a tutta la Regione con un leggero avanzamento della Provincia di Rovigo e un lieve ritardo della Provincia di Belluno”. Negli altri interventi poi sono emerse le difficoltà interpretative della legge e l’imbarazzo nel recepimento della normativa che ancora è priva degli atti di indirizzo. Molto articolati i contributi di Stefano Bigolaro e Dario Meneguzzo avvocati e consulente di Anciveneto. -Un primo problema riguarda il passaggio dalla Regione alle Province delle competenze di approvazione dei Piani. Già la legge dell’85 prevedeva la competenza della Provincia e non della Regione nell’approvazione dei vecchi PRG, ma la Regione non aveva mai approvato i Piani Territoriali Provinciali per cui aveva mantenuto la competenza nell’approvazione. Ora la competenza dovrebbe passare alle Province che però non sarebbero ancora dotate dell’apparato necessario per farsi carico dell’approvazione della pianificazione dei Comuni. -Un secondo problema riguarda la pianificazione territoriale comunale che, di fatto, dopo la corsa alla presentazione dei PRG è congelata. Si attende la definizione dei PAT (o dei PATI). Quindi da un lato è ancora poco chiaro l’iter della gran quantità di varianti presentata al 28 febbraio, dall’altra la definizione delle regole per la definizione dei PAT. -Molto imbarazzzo vi è poi sul fronte della pianificazione attuativa (Piani di Lottizzazione, Piani Particolareggiati, PIP, PEEP, etc...). Nella nuova legge tutti questi piani non sono più differenziati, né come procedure, né come elaborati, ma rientreranno nei PUA (Piani Urbanistici Attuativi). Molte sono le incertezze degli amministratori. Per i Piani Attuativi la disciplina è in vigore dall’ottobre del 2004. Ci si trova quindi con la nuova procedura dei PUA entrata in coesistenza con i vecchi PRG (andati avanti a forza di leggi di proroga fino al 28 febbraio) e la sostanziale assenza dei PAT. -Forti dubbi sono stati espressi dai relatori anche sulla normativa relativa ai PUA, che sarebbe troppo scarna ed imporrebbe agli stessi amministratori un riferimento continuo alla legislazione statale di base. -Infine i Programmi Integrati, anch’essi previsti dalla nuova legge. Ci si chiede che fine faranno i Piruea, già adottati da molte città (per esempio da Vicenza in maniera massiccia). Non è ancora chiaro l’inquadramento legislativo di questi strumenti nell’ambito della nuova legge. Resta il dubbio sul fatto che la normativa ancora troppo vaga sui programmi integrati permetterebbe agli stessi Piruea un’evidente estensione della loro applicazione sottoforma di accordo di programma, lasciando alle stesse amministrazione degli ambiti di intervento fuori controllo che potrebbe portare ad una distorsione degli stessi. -Le attese maggiori degli amministratori veneti risiedono però nella definizione degli atti d’indirizzo, che dovrebbero dipanare molti dei dubbi interpretativi. Per informazioni: Dario Menara, direttore AnciVeneto 3357002408 Vanni Mengotto, presidente AnciVeneto 3398379603 Stefano Bigolaro (studio Domenichelli Padova) 0498751575 Uff Stampa: 3474966680

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