Agnese Moro, la vicina della porta accanto. Abbiamo avuto la fortuna di conoscere la figlia dell'illustre statista lo scorso 9 febbraio, in occasione di un incontro con i sindaci veneti che si è tenuto a Bassano; dove, l'8 aprile 1978, più di 350 primi cittadini manifestarono “contro la violenza ed il terrorismo”: erano quelli i giorni del sequestro di Aldo Moro (rapito il 16 marzo 1978 in via Fani a Roma e ucciso dopo 55 giorni di prigionia, il 9 maggio). A trentun anni dala mobilitazione Anciveneto ha voluto ricordare la figura di Moro con una toccante testimonianza della figlia Agnese: “Mio padre era una persona speciale. La famiglia veniva prima di tutto: quando poteva tornava sempre a casa per pranzo, magari verso le 15. E alla sera noi lo aspettavamo al suo rientro, alle 22; il tempo per una carezza e due chiacchiere, poi ci coricavamo. Sapeva unire i grandi ideali della politica alla concretezza delle vita quotidiana: parlava di democrazia e intanto ci ricordava di spegnere il gas”. Durante l'incontro pubblico Agnese ha presentato il suo libro “Un uomo così”, nel quale viene descritto un padre affettuoso e premuroso: “Nella poltrona di casa, col cappello floscio, mentre raccoglie i fichi e sbuccia le arance, mentre si fa la barba. E poi canta filastrocche alla figlia, gioca a scacchi col nipotino, va al cinema con la famiglia a vedere i western”. Un papà normalissimo dunque. Con qualche piccola “fissa”, come ricorda la stessa Agnese: “Era buffo quando andava la mare; anche in spiaggia teneva la giacca e la cravatta. Diceva che come rappresentante di tutti gli italiani non poteva permettersi di fare brutta figura”. Prima del sequestro Moro era già sotto scorta, così come tutta la sua famiglia. “Io non volevo – dice la figlia - ; papà ha tanto insistito e alla fine ho dovuto cedere. Sì, temeva un'azione violenta contro la sua persona”. Durante la prigionia Moro scrisse delle lettere indirizzate ai suoi cari che però non furono mai recapitate. “I brigatisti hanno dimostrato di non avere cuore – sottolinea commossa Agnese – quelle missive sono state ritrovate in fotocopia dieci anni dopo la morte di papà in un covo. L'ultima lettera scritta a mamma è quasi un testamento: si affida a Dio e afferma che ci aiuterà”. Poi aggiunge: “Ho partecipato a più di 200 incontri come questo in tutta Italia; dappertutto ho trovato grande riconoscenza per quello che ha fatto papà per l'Italia. E ogni volta mi stupisco per questo. Ora vive nel ricordo di tutte le persone, non solo appartenenti al mondo della politica, che lo hanno conosciuto”. Applausi dal pubblico, la testimonianza di Agnese è davvero molto forte. Vanni Mengotto, presidente Anciveneto, prende quindi la parola: “Come ci sembrano lontani quei tempi; allora si cercava di mettere in pratica una politica schietta, volta solo al raggiungimento del bene comune. E Aldo Moro ne è stato un esempio lampante, da imitare. Chi ha operato bene rimane nella memoria di ognuno di noi e il suo ricordo è un patrimonio da condividere”. Al termine dell'incontro è stata consegnata ad Agnese una pubblicazione, a cura di Anciveneto, che riporta i nomi dei 257 Comuni del Veneto che hanno dedicato al padre una via, una piazza o un'opera pubblica. Per non dimenticare, mai, il suo sacrificio.