Devono assolutamente essere attuate le misure che Anciveneto invoca da mesi.
I problemi e le preoccupazioni che Anciveneto sta sottolineando da mesi, e che abbiamo ripetuto in occasione della conferenza stampa dello scorso 7 luglio, continuano purtroppo ad essere la realtà. Da mesi (vedi il documento in sette punti presentato a marzo dall’Associazione dei Comuni Veneti, disatteso troppo spesso) proponiamo delle soluzioni. Oggi molti stanno facendo le nostre stesse proposte ma, finché queste non passeranno ad essere azioni concrete e magari inserite in un iter integrato, la situazione non migliorerà. Serve, soprattutto, maggiore condivisione: se così fosse non si arriverebbe alle situazioni di esasperazione che stiamo vivendo.
Eppure molte sono le contromisure che, anche assieme ad Anci nazionale, abbiamo individuato. Servono gli hub regionali, che ancora non sono attivi. È indispensabile che a tutti i profughi venga dato il permesso per ragioni umanitarie (da sei mesi a due anni) per la libera circolazione in Europa. Per quanto riguarda i locali dove alloggiare i profughi, al posto di caserme inagibili da decenni (che comportano ulteriori costi) sarebbe meglio servirsi di caserme in parte inutilizzate che magari sono fuori dai centri urbani ma che hanno comunque personale in grado di gestirle.
Inoltre, serve tempestività: non si può rischiare di fare ancor più tardi, come per esempio nel caso di Eraclea. Si è atteso troppo, oltre un mese: mantenere quel numero enorme di persone in una piccola città turistica non è più possibile, si rischia di arrivare a un punto di non ritorno. Perché non è possibile né giusto continuare ad avere comuni che hanno presenze ingentissime di profughi e comuni che non ne accolgono alcuno: occorre seguire un principio di proporzionalità che, invece, continua a non essere applicato. Far soggiornare i profughi nei condomini, poi, non è la situazione migliore. Ne servono presto altre.
I sindaci sono stati spesso e volentieri lasciati soli, pur essendo stati, con i loro comuni, messi sotto pressione, resi primo anello della catena di accoglienza. Spesso avvisati all’ultimo, hanno dovuto – e tuttora devono – gestire situazioni al limite. Così diventano il bersaglio del malcontento della popolazione.
Per tentare di fare finalmente significativi passi avanti, giovedì 23 sarò presente all’incontro di Treviso con il capo dipartimento dell’Immigrazione Mario Morcone, per rappresentare i sindaci trevigiani. Nel pomeriggio, invece, sarò a Venezia, all’incontro convocato dal prefetto Domenico Cuttaia, cui parteciperanno tutti i comuni del Veneziano. Sarà presente anche Luca Pacini, referente Anci per l’area Immigrazione responsabile, che sarà qui in Veneto, regione dove la situazione sta assumendo caratteristiche gravi, a rischio esplosione. Pacini sarà qui per ricordare che non si possono caricare i comuni con numeri così elevati e che soprattutto i piccoli comuni non possono essere lasciati soli a fronteggiare queste situazioni eccezionali, drammaticamente eccezionali.
Maria Rosa Pavanello
Presidente Anciveneto