Si riporta di seguito l'intervento della presidente di Anci Veneto Maria Rosa Pavanello, effettuato martedì 21 all'incontro a Treviso con il ministro Marco Minniti.
Buonasera a tutti,
innanzitutto grazie al Ministro Minniti per aver accolto il nostro invito, grazie ai Sindaci presenti in sala e alla Città di Treviso per l’ospitalità.
L’incontro di oggi è un segnale importante per il nostro territorio e i nostri cittadini, che chiedono, sempre più, maggiore sicurezza e tutela da parte dei loro primi cittadini. Per noi sindaci la sicurezza è sicuramente una priorità perché tocca da vicino il rapporto con i nostri cittadini. Siamo noi, per loro, il volto dello Stato più riconoscibile e vicino. È a noi che, in prima battuta, viene chiesto di intervenire, aiutare, risolvere e, anche se non figura tra i nostri poteri peculiari, proteggere dalla criminalità.
La sicurezza, però, è un tema da maneggiare con estrema cura, specie di questi tempi. Vissuto e percepito, come mai prima in altra epoca, si intrecciano, dando vita a un’unica grande sensazione di allarme e insicurezza che, molto spesso non viene declinata secondo l’effettiva realtà locale. Un’unica città, non tante città, paesi, quartieri, con situazioni ed esigenze diverse, con scale a volte non confrontabili.
In particolare nei comuni medio-piccoli, dove ci sono poche forze dell’ordine e risorse scarse, la sicurezza richiede ancor di più il nostro impegno e la nostra energia. Faccio un esempio pratico: a volte sono presenti le telecamere di videosorveglianza, ma manca il personale che stia di fronte ai monitor negli orari più critici a controllare che tutto sia in ordine. Questo genere di situazioni non fanno altro che esasperare nei cittadini la sensazione di insicurezza, nonché l’astio verso le istituzioni.
Un astio che il più delle volte si riversa nei social network, nei talk show televisivi o sul web dove proliferano informazioni di scarsa qualità e poco attendibili, tanto da distorcere ancora di più nei cittadini la visione reale della propria città. La prova di questo scollamento tra realtà e percepito sta nel fatto che gli indicatori di molti reati sembrano mostrare un calo nell’ultimo periodo, un po’ in tutte le città.
Impegnare risorse dove non serve è dannoso oltre che inutile: toglie possibilità d’intervento dove invece la criminalità e il degrado sono vere minacce. Dall’attenzione all’allarmismo il passo sta diventando sempre più breve. In questi giorni si è discusso molto della richiesta di potersi armare con facilità e di rivedere i parametri della legittima difesa, questo non è un buon segno. Non possiamo permetterci di andare più avanti, verso la paura, verso un sospetto indiscriminato e cieco e verso l’odio.
Eppure è proprio in quest’ultimo periodo che noi sindaci ci troviamo sempre più spesso a interloquire con iniziative di cittadini preoccupati per la sicurezza del luogo in cui vivono, forme di coinvolgimento come i Gruppi di controllo di vicinato. In questo periodo assistiamo sempre più spesso alla richiesta di avere corpi di Polizia locale sempre più simili alla Polizia vera e propria, armata e in prima linea contro il crimine (anche qui, ci si rivolge al volto più vicino, quotidiano).
È un errore tutto questo? Un’esagerazione? Le istanze dei cittadini, le loro necessità e richieste sono sacre, specie per un sindaco. Dobbiamo capirle e provare a soddisfarle il più possibile. Per quanto è in nostro potere, dobbiamo proteggerle. Ma dobbiamo anche proteggere i nostri cittadini dalla paura, da una lettura non corretta, e potenzialmente dannosa, della realtà. In questo senso, allora, iniziative come le forme di Controllo di vicinato, se fatte bene, possono essere utili, doppiamente utili. Possono fornire controllo e prevenzione. Ma possono anche permettere, attraverso un dialogo più stretto tra istituzione e cittadini, di analizzare con precisione la realtà locale, di tranquillizzare dove c’è timore, di calibrare di concerto la giusta forma di risposta alla sensazione di insicurezza. Non dall’alto, non imponendo. Tante città, tanti paesi, tanti quartieri, tanti diversi modi di affrontare la questione sicurezza. Dove serve, agire; dove non serve, invece, informare correttamente, rassicurare, spegnere il timore. Conoscere il locale, agire con responsabilità.
E le maggiori responsabilità date al locale, ai sindaci, sono, a mio avviso, un aspetto fondamentale del nuovo decreto sulla sicurezza. Noi sindaci accettiamo volentieri i nuovi strumenti che ci vengono messi a disposizione, ci rendiamo, come sempre, disponibili, ci impegniamo in prima persona e in prima linea. L’esperienza di chi conosce il territorio sarà importante. Ma altrettanto importante è una visione di sistema e strategica. Sempre più stretta dovrà essere la collaborazione tra i diversi livelli delle istituzioni. Dare potere ai sindaci è una risorsa in più. Ma deve continuare ad esserci il necessario sostegno dello Stato, delle Forze dell’Ordine. La sicurezza, mi ripeto, è un tema delicato. Per esercitarla in modo corretto ed efficace servono misura e responsabilità. Nell’agire, nell’applicare le leggi, nell’utilizzare gli strumenti a disposizione. E proprio la responsabilità, un concetto fondante dell’essere comunità, mi auguro possa essere uno dei temi-guida di questa giornata di confronto.
Con quest’appello, auguro a tutti buon lavoro.