Poca chiarezza sulle liberalizzazioni degli esercizi commerciali, denunciava Anciveneto al Direttivo di venerdì scorso. Ora l'Associazione dei Comuni Veneti intende dare una prima risposta al caos normativo attuale, che vede contrapposta la Legge regionale 30/2011 alle concorrenti competenze statali. Lo farà inviando alle varie municipalità uno schema di indirizzo per deliberare in materia. ""Entrare nel merito dei due provvedimenti con un'interpretazione giuridico-amministrativa è estremamente difficile e si rischia comunque di non offrire certezze -spiega il presidente dell'Anci regionale Giorgio Dal Negro- E non vanno dimenticati i ricorsi depositati al Tar Veneto, per i quali è previsto un primo pronunciamento il 22 febbraio. In questa situazione, pertanto, è opportuno essere cauti rilevare attraverso la polizia locale i casi che si vengono a creare. Ma nel frattempo, come prima risposta da parte dell'associazione, abbiamo inviato un documento con proposta di delibera a tutti i sindaci"". Il documento parte da alcuni considerazioni, secondo cui l'apertura indiscriminata sia di negozi che di locali comporta disagi come l'aumento del traffico e dell'inquinamento atmosferico, un maggior disturbo alla quiete pubblica e la conseguente necessità di maggiore controllo delle forze dell'Ordine. Queste le indicazioni riportate nel modello di delibera: -l'apertura tutti i giorni della settimana dalle 7 alle 22, escluso domenica e festivi; -che le deroghe all'obbligo di chiusura domenicale e festiva a dicembre, nonché in altre 16 giornate nell'anno in corso, siano decise entro il 30 novembre dell'anno precedente; -che la suddivisione in zone e l'orario notturno siano a discrezione delle municipalità; in occasione di manifestazioni particolari, il sindaco può concedere la deroga agli esercizi commerciali per tutto il territorio comunale o anche solo per una zona delimitata; -che non ci sia l'obbligo di orario previsto dalla legge regionale 30/2011 per chi vende questi articoli: generi di monopolio, giornali, giardinaggio, mobili, libri, dischi, videocassette, dvd, sale cinematografiche, concessionari di auto e attrezzature agricole (almeno nelle domeniche in cui vengono lanciate a livello regionale o nazionale nuovi modelli). Senza dimenticare i distributori automatici; -che, nel caso di più di due festività consecutive, i negozi di alimentari restino aperti al mattino nella prima o terza festività non domenicale -che nei centri commerciali si applichi uniformemente lo stesso orario a tutte le attività presenti -che la Festa del Santo Patrono non venga considerata festività e che quindi gli orari e la chiusura siano a discrezione dei singoli esercenti.