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NUOVO PIANO SOCIOSANITARIO REGIONALE, ASCOLTATA FEDERSANITA’ ANCIVENETO
Domiciliarità e riorganizzazione basata sugli ospedali di eccellenza come linee guida del nuovo sistema sociosanitario regionale. Queste proposte, sostenute da tempo da Federsanità Anciveneto, hanno trovato conferma al convegno organizzato dalla stessa a Piazzola sul Brenta, stamattina in Villa Contarini. Punto di partenza è l’invecchiamento della popolazione, sintomo positivo di maggiori aspettative di vita ma anche questione non di poco conto per le risorse da mettere a disposizione per i non autosufficienti: secondo i calcoli effettuati dagli uffici regionali, la popolazione anziana nel Veneto passerà dal 19,9 per cento attuale al 26,1 per cento del 2031. Da qui la necessità di una razionalizzazione delle strutture con il mantenimento della stessa qualità dei servizi, come insiste da tempo Federsanità regionale. (organismo che fa da tramite tra i Comuni veneti e la Regione). «Il nuovo Piano sociosanitario regionale deve partire dalle esigenze della famiglia -spiega Gianluca Forcolin, presidente di Federsanità Anciveneto e sindaco di Musile di Piave.-Dopo l’infanzia, massima attenzione dev’essere prestata agli anziani, dei quali proponiamo una suddivisione in tre aree per migliorarne la gestione: “anziani giovani” (65-75 anni), “anziani” (75-85 anni) e “vecchi anziani” (oltre gli 85). Inoltre chiediamo una maggiore strumentazione informatica per ottimizzare le cure ambulatoriali e favorire l’informazione sui risultati, sui tempi di recupero e di cura. E soprattutto che venga potenziata l’interazione con il volontariato, che coinvolge una persona su 5 nella nostra Regione». C’è soddisfazione intanto per quanto già recepito nella bozza del Pssr, discusso dal segretario regionale alla sanità Domenico Mantoan, dall’assessore alla sanità Luca Coletto e dal commissario alla non autosufficienza Annalisa Basso: per il bilancio regionale 2012, gli uffici di Palazzo Balbi propongono di destinare per il fondo di non autosufficienza ben 750 milioni di euro, a cui seguono altri 62 milioni per l’integrazione e lo sviluppo sociale della famiglia, 27 milioni per le politiche migratorie e la dipendenza da sostanze, 22,5 per le attività progettuali e 1,75 milioni per gli organismi del privato sociale. I temi già inseriti nel documento e su cui proseguire sono la ridefinizione progressiva del ruolo dei medici di base, le politiche per i giovani e le quote solidali per la salute mentale, con il coinvolgimento anche delle municipalità più piccole attraverso la conferenza dei sindaci. Restano però gli interrogativi a livello nazionale. Come auspicato da un altro relatore, il professor Luca Antonini, bisognerà applicare quanto prima i costi standard in modo che non ci siano più grossi dislivelli di spesa tra Regioni. «Non possiamo più pagare per le inefficienze di altri quando siamo un modello su scala nazionale –conclude Forcolin. Un federalismo anche in ambito sanitario consentirà al Veneto di disporre di maggiori risorse per le sempre più complesse richieste della cittadinanza».

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