Un lungo corteo e una cerimonia per ricordare una tragedia del passato con pochi uguali nella storia nazionale. Ma anche un appello alla politica nazionale per evitare che ciò si ripeta, consentendo ai sindaci di poter investire sulla sicurezza e sulla manutenzione del territorio. Si può sintetizzare in questa maniera quanto emerso per il 50° anniversario del Vajont, manifestazione organizzata stamattina a Longarone da Anciveneto e a cui ha fatto seguito l’Assemblea regionale annuale della stessa Anci.

Dopo il corteo al cimitero in località San Martino e la cerimonia al monumento nazionale, c’è stato il dibattito assieme al presidente dell’Anci nazionale Piero Fassino. Sostanzialmente compatte le posizioni degli amministratori comunali presenti, pur nella diversità delle singole situazioni. Che poi sono state riassunte nel presidente dell’Associazione dei Comuni Veneti Giorgio Dal Negro: “Per quanti siano i problemi, alla fine i cittadini vengono da noi. Resta sempre il fatto di avere le mani legate per il patto di stabilità: ci danno un sacco di responsabilità senza darci la necessaria autonomia. Peraltro siamo in momento complicato dall’instabilità della politica nazionale, ma -proprio per questo- non demordiamo così come non demorde l’Anci nazionale”. Applausi convinti in aula.

“Non si può andare avanti con così tante norme ordinamentali, scritte da chi non ha mai amministrato un comune -ha aggiunto Fassino, dopo aver ribadito i punti toccati da Dal Negro- l’autonomia è una prima condizione fondamentale, vista la diversità del paese. Ma intanto dobbiamo far fronte a una riduzione costante dei trasferimenti e controlli sempre più invasivi”. Necessario, per Fassino, continuare con il processo federalista. “La seconda condizione è cambiare la concezione di finanza locale e il modo di gestire il patto di stabilità, da non applicare più per i comuni sotto i 5mila abitanti e da allentare progressivamente. Ne stiamo discutendo con il Governo, anche riguardo alle diverse opzioni per riformularlo”. Quindi c’è l’impalcatura istituzionale. “Si intende eliminare le Province: ma bisogna tenere conto delle funzioni e di come verranno sostituite. In Italia si parte sempre dal primo piano e mai dalle fondamenta. C'è anche la questione di riformulare il Senato”. Tutti punti attualmente in discussione a Roma.